Originario

Originario di Pistolesa alla fine dell'800 partì per il Sudafrica

giovedì 22 luglio 2010

Padre Pietro Strobino una vita nel "continente nero"

"L’eguaglianza e la fraternità vera tra gli uomini, Gesù Cristo fu il primo ad affermarla, ed eco di questa voce divina furono quelle parole degli Apostoli, non esservi nel mondo nè giudeo, nè greco, nè barbaro, nè scita, ma tutti fratelli di Gesù Cristo".

Parole attualissime scritte cento anni fa da Sua santità Leone XIII nell’enciclica “Libertas” del 20 giugno 1888 sulla libertà umana. Quale effetto avrà fatto nel mondo dell’epoca il magistero e l’azione sociale della Chiesa, con quanta speranza sarà stato accolto dai tanti missionari cattolici sparsi per il mondo ?

Uno dei più lontani, agli antipodi della sua casa, a tre settimane di navigazione dall’Europa era il Padre Pietro Strobino chiamato a fine 1887 presso la missione di S. Agostino a port Elizabeth in Sudafrica. Nativo di Pistolesa (allora di circa 380 abitanti contro i 174 attuali), parrocchia di Mosso S. Maria, il 2 gennaio 1856, (al tempo della guerra di Crimea), Il Padre Strobino era in africa Australe dal 18 febbraio 1879, quando aveva 23 anni.

Dopo la fanciullezza trascorsa presso il cugino Don Giovanni Schiaparelli, Vicario di Candelo, Pietro Strobino si era formato presso il Collegio Brignole Sale Negrone per le Missioni Estere di Fassolo (Genova) in cui entrò il 30 novembre 1874 ed uscì il 12 gennaio 1879 destinato dalla congregazione di Propaganda Fide, su sua richiesta, presso Mons. David Ricards, Vicario Apostolico del Distretto Orientale del capo di Buona Speranza.

Una vita breve ed attivissima che pare la narrazione di un romanzo. Partito il 24 gennaio da Dortmounth (Inghilterra) con una sola sosta a Madera a far carbone, il vapore postale percorse oltre 6.000 miglia marittime prima di giungere in vista della Table Mountain di Capetown, dando modo al missionario di imparare un po’ di inglese.

Accolto da Mons. Leonard, Vescovo del Distretto Occidentale del Capo, Don Strobino proseguì presto per Port Elizabeth e quindi a Grahamstown, cento miglia all’interno, sede episcopale presso la cattedrale di S. Patrizio, luogo di istruzione per bianchi e neri per merito delle Suore dell’Assunta e dei Padri Gesuiti.

Qui Don Strobino si rese conto della profonda differenza tra bianchi e neri (o cafri, dall’arabo kafir, “infedele”, come allora erano chiamati) e immediatamente si propose come farà, di dar loro un qualche aiuto, erano ormai lontani i tempi della loro fierezza sotto re Chaka morto 50 anni prima.

Prima missione di Don Strobino fu una congregazione di 74 cattolici (quasi tutti irlandesi) su 400 abitanti di Alice, da anni priva di missionario e in un raggio di venticinque miglia i villaggi di Seymour, Blinkwater, Eland’s Port e altri posti di selvaggia bellezza furono oggetto delle sue cure, era il 25 giugno 1879. Così tra i fedeli della Chiesa d’Olanda, d’Inghilterra, degli Indipendenti, dei Battisti ecc. l’azione del missionario è quanto mai costruttiva unitamente ai confratelli Padre O’Connell, Padre Fagan, Padre Allen e Padre Fitz Henry.

A cavallo senza requie per lunghe ore al giorno, spesso esposto alle intemperie Padre Strobino si trovò a guadare il fiume Keirkamma procurandosi una bronchite cronica che non lo avrebbe più lasciato malgrado le pronte cure a King William’s Town presso un convento domenicano di suore bavaresi.

Ancora all’opera a Lillyfontein presso gli emigrati tedeschi con l’aiuto del poliglotta Padre Allen, a Pammure, tra gli indigeni di Fort Armstrong, Don Strobino rimase al Alice fino al 1882, aiutato anche da un giovane di colore, quindi succedette a Padre O’Rourke nella missione di East London, portò in piena espansione. Anche qui amicissimo di tutti, attivo canottiere sul fiume, ben presto Don Strobino vedrà sorgere un nuovo convento domenicano con annesse scuole cattoliche e espandersi la presenza della congregazione con l’organizzazione moderna del territorio. Allievo di Don Bosco a Torino, Padre Strobino accolse con gioia la decisione di Don Rua, successore del Santo, di mandare i Salesiani a Capetown. L’antico malanno che ogni tanto l’affliggeva indusse Mons. Ricards, dopo altre cure, a portarlo con se in Europa come segretario, così potè ritornare tra i confratelli di Fassolo e in compagnia del Vescovo rivedere i suoi a Candelo e salire ad Oropa a ringraziare la Madonna.

In Italia ebbero una lunga udienza con Papa Leone XIII e quindi il loro ufficio li portò in Germania, a Londra, in Irlanda, prima a Dublino quindi a Wexford, paese natio di Mons. Ricards ove aumentò il suo attaccamento per il popolo irlandese.

La scoperta dell’oro nel 1886, così come la scoperta dei diamanti nel 1867 determinò uno squilibrio economico, speculazione, artificioso gonfiamento creditizio.

Alla fine del 1887 Don Strobino venne chiamato a Port Elisabeth per curare l’amministrazione della missione locale e coadiuvato dai padri O’Donoghue e Bader, da buon biellese, nel giro di due anni, con grande soddisfazione di tutti riuscì a ridare piena vitalità a S. Agostino.

Un anno dopo la sua presenza a Port Elisabeth sorse la Compagnia delle Figlie di Maria, la Land League (Lega Agraria) irlandese (la “Rerum Novarum” è del 15 maggio 1891), mentre erano già operative la Società di S. Patrizio e quella di S. Vincenzo de Paoli.

Quindi vi furono grandi miglioramenti alla casa parrocchiale, alla chiesa, costruì una biblioteca, sistemò il grandioso organo, rifece le gradinate, istituì una Casa di Nazareth diretta dalle suore omonime.

Nel maggio 1891 Don Strobino dovette tornare per motivi di salute in Europa, in Svizzera, rivide gli amici di Genova, i suoi cari di Candelo e quindi di nuovo a capofitto nel lavoro del Vicariato.

Nuovi problemi portarono nel settembre 1891 alla nomina di Father Strobino quale coadiutore di Mons. Ricards con grande soddisfazione popolare e del clero e adesioni di plauso da tutta la coloni, dal Transvaal, dall’Orange, dal Natal.

Domenica 1° novembre 1891 in S. Agostino, Padre Strobino, a 35 anni fu consacrato Vescovo dal Vicario Apostolico Mons. Ricards assistito da Mons. Rooney, coadiutore di Mons. Leonard Vescovo di Capetown pure presente, Mons. Gaughran, Vescovo di Kimberly, dal Natal Mons. Jolivet mandò la sua affettuosa adesione.

Partecipavano alla cerimonia moltissime persone di ogni confessione religiosa.

Il giorno successivo si tenne un sinodo presso il palazzo vescovile di Port Elisabeth, quindi il nuovo Vescovo visitò tutte le missioni, anche le più piccole del Vicariato, poi continuò la propria vita come prima in tutta umiltà.

Il 30 novembre 1893, dopo 44 anni di ministero si spense Mons. Ricards e Mons. Strobino, Coadiutore “cum jure successionis” gli successe annunciandone la scomparsa con una sua commoventissima prima lettera pastorale. Il Vicariato ha una estensione di quattrocentocinquanta chilometri da Port Elisabeth all’estremo limite Nord, la larghezza media è di duecentosessanta chilometri.

Proprio dal 1893 l’Avv. Mohandas Karamchad Gandhi visse e lavorò in Sudafrica per lunghi anni come rappresentante legale di una dotta indiana.

Proprio nel paese iniziò la apropria attività politica e proclamò il Satyagraha o teoria di “resistenza passiva”.

Forse non seppe mai della presenza del Vescovo biellese tanto ispirato da quella che il Mahatma diceva essere : “….L’unica forza di applicazione universale è quella dell’amore ….”.

La mole di lavoro che impegnava Mons. Strobino non lo spaventò affatto ma peggiorò il male di cui era già affetto inducendolo a risiedere a Graaff-Reinet, piccola misione nell’altopiano del Karoo.

Da qui amministrò il Vicariato a volte mandando in vacanza il locale missionario e sostituendolo in ogni suo dovere non differenziandosi da alcun altro sacerdote.

La missione era un territorio quasi completamento boero (boer nel dialetto di Amsterdam significa contadino) con pochissime conversioni al cattolicesimo dalla Nederduitse Gereformeerde Kerk (Chiesa Riformata Olandese). Mons. Strobino, seppure sofferente vi fondò nel 1895 un convegno di Soure Domenicane che contribuì in maniera essenziale a far venir meno i pregiudizi contro i cattolici con l’educazione affettuosa di centinaia di giovani. Molte sono le visite pastorali, moltissime le lettere sempre sollecite verso i più bisognevoli di cure e di attenzione, mai dimentiche dei problemi finanziari.

Riuscì nel contempo a far affrescare la chiesa di Port Elisabeth, promosse altre importanti iniziative, altre costruzioni a Queentown e a East London.

Fondò il “Sick Priesst Fund” Fondo per Sacerdoti Infermi, menore della povertà di Mons. Ricards negli ultimi anni del suo ministero. Nella lettera quaresimale del 9 febbraio 1895 Mons. Strobino rinnovò i fondamenti della fede cattolica esortando alla fermezza.

Progressivamente la sua salute diminuì e verso fine anno gli sarà quasi impossibile rimanere in piedi.

Vennero tentate altre cure, anche dolorose, e sempre Il Vescovo Missionario rimase esemplarmente paziente e affabile con tutti seguendo con mente lucida i problemi dei propri sacerdoti, delle Case religiose, delle tante persone che lo apprezzavano ed in particolare dei bambini.

Piano piano Mons. Strobino, malgrado le assidue cure delle suore di Port Elizabeth e di Graaf-Reinet, si andò spegnendo pur rimanendo sempre lucidissimo.

Verso le due e mezzo del mattino del 1° ottobre 1896 all’età di quarantenni il buon Vescovo rese l’anima suscitando il cordoglio generale e l’esposizione di centinaia di bandiere a mezz’asta, inglesi, tedesche, americane, francesi, italiane e soprattutto irlandesi abbrunate.

I giornali resero omaggio non solo al Vescovo ma alla persona, al suo carattere sempre cordiale, al tanto lavoro fatto per il bene della sua patria adottiva.

A guardia d’onore della salma fu presente anche Mr. J. Wyne, sindaco di Port Elisabeth e moltissimi protestanti, La Chiesa Anglicana fu rappresentata ufficialmente alle esequie cui parteciparono tutte le confraternite e gli ordini religiosi presenti, dalla Casa di Nazareth, ai Maristi, alle figlie di Maria, la Società di S. Patrizio, la S. Vincenzo, i Terziari francescani, le suore, il clero, i chierici.

Venne sepolto tra i suoi sacerdoti sotto la Croce del Sud che tanto lo aveva impressionato la prima volta che la vide splendere nel cielo terso verso la “Sua” Africa.

Tre anni dopo sarebbe scoppiata la guerra anglo-boera, durante l’assedio di Mafeking un coetaneo di Mons. Strobino, Robert Baden-Powell, ufficiale inglese, avrebbe teorizzato i fondamenti di quello che sarebbe diventato nel 1908 il movimento scoutistico mondiale, fondamento della scuola di vita democratica e di rispetto per il prossimo, per gli altri esseri viventi, per la natura.

Oggi l’enciclica “Sollicitudo rei socialist” di Papa Giovanni Paolo II ribadisce dopo cento anni la “… piena consapevolezza , in moltissimi uomini e donne, della dignità propria e di ciascun essere umano. Tale consapevolezza si esprime, per esempio, con la preoccupazione dappertutto più viva per il rispetto dei diritti umani e col più deciso rigetto delle loro violazioni”.

Il 4 ottobre scorso ala raduno alle Selve di Netro dei tessili biellesi e valsesiani del Lanificio Wooltextile di Standerton, lontanissimo dalla Provincia del Capo, lo spirito di Mons. Strobino avrà sicuramente benedetto il loro convitto, il loro lavoro, il ricordo per l’amata terra lontana in cui fu buon operaio della vigna e in cui per sempre riposa.

Pistolesa lo ricorda con una lapide all’Oratorio dei Boschi, Mosso S. Maria con un marmo nel pronao della parrocchiale.

ALESSANDRO SANNA